JOŠKO RENČEL, IL CARSO CHE VORREI

Viaggiar per cantine sul Carso nelle sere d’inverno rivela tutta la cupa asprezza di questo territorio. Le ombre del bosco paiono allungarsi sulla strada come artigli di lupo. E sui rami nudi degli alberi il vento spira da nord col suo gelido soffio. Vien voglia di rinchiudersi nelle osterie di paese, accanto al fuoco che borbotta nel camino, con un quartino di rosso, pane e salame. Lasciando danzare i pensieri.

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Se hai un appuntamento invece ti affretti. E se ad attenderti è Joško Renčel, nella storica cantina accanto alla chiesa di Duttogliano (Dutovlje), badi bene a fare in fretta e a non perdere la bussola fra i paesotti dell’altopiano sloveno – il Kras.

Renčel, nome celebre e celebrato ben oltre i confini della sua terra. Uomo di poche parole e vasti concetti. Sperimentatore, artista. Uno che prova a fare il vino senza solforosa. Uno che pianta il pinot nero sul Carso, in faccia alla bora. Uno che ha inventato il Terrano in stile Amarone: forse il suo vino più noto, l’impronta stilistica che tutti gli conoscono e apprezzano.

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Ma Joško si schermisce. Parla un italiano stentato, assai migliore del mio sloveno. Con la lingua ci aiuta l’amico e sommelier Franco Ferenčič, istriano purosangue e mio accompagnatore per l’occasione. Quel vino, dice Joško, non l’ha inventato lui. Il Terrano riserva in stile Amarone, secco ma con una percentuale di uve passite, era il pallino di un vecchio aristocratico della zona, certo Lozar. Un tizio che viveva qui prima della guerra. Renčel ne onora la memoria ammettendo di essersi ispirato a quel modello per il suo Terranum. Un tempo, racconta Joško, in Carso faceva molto più freddo di oggi (😳 …e i contadini cosa vendevano, surgelati?). C’era meno zucchero nelle uve, e si escogitavano rimedi per rimpolpare il vino: dunque il nobile Lozar cominciò a vinificare il terrano con una percentuale di uve appassite. “Terrano tinta” lo chiamava. Gli davano tutti del grullo, naturalmente.

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Se c’è qualcosa che, almeno da queste parti, appartiene di diritto a Joško è la passione per l’eccellenza, il gusto per la qualità. Tre ettari di vigne, curate con zelo quasi maniacale. Otto vitigni, fra indigeni e alloctoni. Una pletora difficilmente quantificabile di etichette. Ne abbiamo assaggiate undici in un paio d’ore abbondanti, senza esaurire l’assortimento. Stile? Impostazione naturale, lieviti autoctoni, no chiarifiche nè filtrazioni. Solfitazione al minimo sindacale, talora saltata a piè pari (con esiti alterni, ammette Renčel). Lunghe macerazioni, lunghi affinamenti in legno. S’imbottiglia quando arriva l’estro.

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Ho parlato sovente dei rossi di Joško, quasi sempre en passant purtroppo. Non esistono aggettivi sufficientemente degni (e lo dice uno che c’ha la fissa degli aggettivi) per osannare adeguatamente il Terranum o la Cuvée riserva. Ma non mi aspettavo, non ricordavo, non immaginavo di imbattermi in bianchi macerati tanto buoni, tanto meravigliosamente puliti e identitari. Rintanati nella saletta di degustazione “pensile” all’interno della vecchia cantina, abbiamo dato la stura ad alcuni fra i più memorabili assaggi che ricordo nella categoria.

Per esempio il Sauvignon 2012, macerato sulle bucce quattro giorni ed elevato due anni in barrique, con una percentuale del 15% di uve passite. Rileggete, prego: una vinificazione degna di un matto… o di un genio! E nel bicchiere sfavilla soltanto, unicamente, il genio. Un bouquet di seducente complessità, in cui si mescolano frutta marmellatosa, fiori appassiti (quasi un rosolio), ricordi di sambuco, note di caramello, tocchi balsamici e mentolati. Bocca avvolgente, setosa. Un sorso che entra, riempie, e si espande nel lungo finale. Quei vini che non dovrebbero finire mai… 🔝

Vitovska 2011, ottima annata. Macerazione di un mese, poi un paio d’anni di tonneau. La capacità “estrattiva” del varietale esprime il terroir in una superba carrellata di profumi che spaziano dal mango, al miele di tiglio, alle scorzette d’agrumi canditi, alla grafite, alla pietra sbriciolata. Mineralità, naso e bocca. Come da copione, certo. Ma posta sopra una tessitura di tale grazia da lasciare interdetti. Ribadisco: la vitovksa (come la ribolla gialla) se lungamente macerate sanno rifulgere come una supernova.

Malvasia 2008, splendida. Fa il paio con quella, altrettanto magnifica di Zidarich, benchè diversissima. Sul mio taccuino ho scribacchiato: “il mare dentro”. Suggestione? Forse, però tanto salmastro, tanto iodato: mancavano solo i gabbiani. E poi frutta matura, affumicatura, sentori ferruginosi. Grande carattere al sorso, personale, a suo modo estremo. Senza sbavature. Una Malvasia goduriosa.

Cuvée 2009, l’uvaggio bianco, anzi orange: sauvignon-malvasia-chardonnay. Trenta giorni di macerazione, zero solforosa. Caramella d’orzo, nocciole tostate, agrumi canditi, miele di montagna. Trama olfattiva suadente, innervata da una scia ferrugginosa. Emerge la classe cristallina dello chardonnay, piaccia o meno. Registro espressivo sontuoso. In bocca vorremmo forse maggiore lunghezza; ma l’intensità, la freschezza e i ritorni aromatici ci bastano e avanzano.

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Sul tavolo accanto alle bottiglie smezzate campeggia il porco di casa, ridotto a leggiadre sembianze di ossocollo e pancetta. Lo onoriamo ripulendo i taglieri. Arrivano amici di Joško: una giovane coppia di winelovers piemontesi, poi un attempato signore della Napa Valley (😲). Salutano, si siedono, e ascoltano. Bicchieri, sorrisi, grandi chiacchiere in sloveno, italiano, inglese (maccheronicissimo). È l’allegria del vino buono, che contagia.

E tornando a casa, percorrendo le stradine che serpeggiano fra vecchie case di paese, e di paese in paese traversano il silenzioso altopiano avvolto nell’oscurità, mi dico che nonostante l’asprezza, malgrado il gelido afflato, il Carso serba talvolta magnifiche gemme, preziosi tesori, e sa ispirare uomini audaci.

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Una risposta a JOŠKO RENČEL, IL CARSO CHE VORREI

  1. Franco FERENCIC ha detto:

    …una volta su tante condivido tutto quello che hai magistralmente descritto.Quando prendevi appunti mi sembrava che meta` di quello che diceva Joško si perdeva nell`etere,mi sono sbagliato,sei veramente bravo!

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